Un detto anonimo di origina greca, abbastanza noto tra i travel blogger, dice che “ogni viaggio lo si vive tre
volte: quando lo si sogna, quando lo si vive, quando lo si ricorda”.
Sul "sognare un viaggio" potete leggere il post Pianificare un viaggio: trucchi e suggerimenti per un viaggio perfetto, che interessa la rubrica “Organizzazione”.
Mentre viverlo è qualcosa di
intimamente personale (e difficilmente scriverò un post "durante" un viaggio),
dedico il post di questa settimana all’ultimo dei momenti citati: ricordare un viaggio.
Ora, quando si parla di ricordi, la prima cosa che viene in mente (a parte i terribili
souvenir del turista), sono le foto e, quindi, la vista che ha preceduto quello scatto che abbiamo ritenuto indispensabile per avere un ricordo.
La vista. Mentre scendevo
un "piccolo" torrente in Ontario (Grand River...) nel 2017 a bordo di una comoda
camera d’aria, una ragazza anche lei alle prese con il nobile sport del tubing,
mi chiede cosa avessi in mano (una piccola videocamera subacquea). Le
rispondo banalmente che mi serviva per avere un ricordo dell’esperienza e lei, spinta forse un poco dall’invidia di non averne una in quel contesto, mi risponde che i suoi
ricordi erano tutti nella sua mente e non aveva bisogno d'altro...a parte la simpatia: verissimo. Ma può non bastare.
Tubing sul Grand River (Ontario)
Io personalmente in ogni viaggio
scatto centinaia o anche migliaia di foto (in relazione alla durata del viaggio),
semplicemente perché ho una scarsa memoria e ho bisogno di ricordare attraverso
le foto. E anche Marcel Proust ci ricorda che "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi". Tuttavia, la vista è soltanto uno dei nostri sensi con cui ricordiamo.
L’udito. Alcuni ricordi
di viaggi ci ritornano in mente grazie all’udito, riascoltando ad esempio
suoni, voci di persone incontrate in certi luoghi e a tratti familiari, o canzoni che abbiamo
sentito durante il viaggio. Quando ero in Islanda, nel 2004, abbiamo
noleggiato un'auto in cui uno dei precedenti viaggiatori aveva dimenticato un
cd con una compilation di pezzi rock e soft molto belli e che conoscevo poco.
Ebbene, poiché nelle sperdute campagne islandesi la radio non prendeva quasi mai (e non eravamo comunque grandi fan della musica islandese), abbiamo
girato l’intera Ring road per 11
giorni ascoltando sempre quell’unico cd, praticamente fino ad odiarlo... Ogni volta che riascolto per caso uno di quei pezzi alla radio io...torno in Islanda.
Sosta pranzo nei desertici paesaggi islandesi,
con la nostra fedele Yaris e il suo cd incluso nel prezzo!
Stesso scenario in Canada. L’auto noleggiata aveva
anche una radio satellitare che trasmetteva un numero molto interessante di pezzi predefiniti. Durante
quelle settimane di viaggio riascoltavo spesso gli stessi pezzi (su tutti
“Tequila sunrise” degli Eagles, in perfetto stile country…). Queste canzoni le leghiamo inevitabilmente a
luoghi e momenti precisi del nostro viaggio, che si suppone siano di
spensieratezza e gioia. Così riascoltarle ha un effetto quasi terapeutico, provocando una piacevole nostalgia.
La radio satellitare sulla "mia" Dodge Charger in Canada trasmette la musica del "Boss"
O come dimenticare il verso imbarazzante della passione e il rumore dell’attrito provocato dallo sfregare delle corazze di due testuggini giganti che tentavano di accoppiarsi sull’isola
di Santa Cruz? O la prima volta che
ascolti un ululato nella notte della campagna dell’Ontario?
Tentativo (ha sbagliato lato...) di accoppiamento tra testuggini giganti
(Isola di Santa Cruz, Galàpagos)
Il gusto. Il gusto lo
associamo direttamente al cibo. Quando avevo circa 22 anni pesavo poco più di 50 chili. In quel periodo andai per due settimane in Cina, circa 17 anni fa, e mi trovavo di fronte ad un bivio: evitare del tutto il cibo che mi si presentava agli occhi come disgustoso (e fare quindi un buco ancora più stretto sulla cinta dei pantaloni) oppure mangiare e non pensare...
Per ovvie necessità ho scelto la seconda opzione, ma non posso cancellare il ricordo di camion aperti (non refrigerati) che trasportavano frattaglie di carne in ingresso nell'albergo in cui la sera cenavamo, spesso però l'apparenza penalizzava il gusto più del dovuto. Ma a parte questi estremi: siamo alla ricerca di conferme, di gusti già noti, andando a mangiare una pizza o una pasta all’estero per screditare quel Paese e compiacersi della cucina italiana, o siamo alla ricerca di nuovi sapori ed evitiamo ristoranti italiani e sapori già noti? Siamo disposti ad assaggiare le specialità tipiche locali? Come dimenticare quel pastone in stile Ciappi (per i nostalgici della pubblicità degli anni '80...) noto come Bibimpap, il piatto tipico locale della cucina koreana, che ero solito mangiare a Seoul?
Per ovvie necessità ho scelto la seconda opzione, ma non posso cancellare il ricordo di camion aperti (non refrigerati) che trasportavano frattaglie di carne in ingresso nell'albergo in cui la sera cenavamo, spesso però l'apparenza penalizzava il gusto più del dovuto. Ma a parte questi estremi: siamo alla ricerca di conferme, di gusti già noti, andando a mangiare una pizza o una pasta all’estero per screditare quel Paese e compiacersi della cucina italiana, o siamo alla ricerca di nuovi sapori ed evitiamo ristoranti italiani e sapori già noti? Siamo disposti ad assaggiare le specialità tipiche locali? Come dimenticare quel pastone in stile Ciappi (per i nostalgici della pubblicità degli anni '80...) noto come Bibimpap, il piatto tipico locale della cucina koreana, che ero solito mangiare a Seoul?
Non ben definita zuppetta servita a pranzo poco fuori da Quito (Ecuador)
Il tatto. Tocchiamo con
mano quello che ci circonda? Recuperiamo il contatto con la natura, ogni qual volta ne abbiamo la possibilità? Cosa c'è di più primitivo se non dormire in tenda e sentire (quando hai dimenticato il materassino gonfiabile) il cuore della Terra con il proprio cuore?
In un museo (difficilmente in una pinacoteca) mi
piace toccare tutto ciò che è toccabile, per comprendere materiali, forme e
sensazioni tattili. Anche quando di tratta di pezzi di latta e cartelli recuperati...
Imperdibile pezzo di arte contemporanea esposto al Museum of Modern Art (MOMA) di NY (2017)
Quante volte ci è capitato di arrivare su una spiaggia o un
lago dall’altra parte del mondo e, non potendo fare il bagno, ci spingiamo
comunque a toccare l’acqua? Come vuoi che sia? è sempre mare! Eppure non lo facciamo solo
per capire se l'acqua è fredda o calda...abbiamo bisogno di memorizzare sensazioni tattili.
Il contatto con l'acqua (lago austriaco)
L’olfatto. Ora, forse non tutti sanno che, tra i nostri cinque sensi, quello più forte, capace di
riportarci indietro nel tempo anche di tanti anni, fino alla prima infanzia, è l’olfatto. Credo si tratti
di qualcosa di ancestrale, legato alle nostri origini più primordiali. Ad ogni
modo, risentire un odore particolare, se non unico (e per lo più piacevole) può
riportarci indietro nel tempo in uno dei nostri viaggi…L’altra sera mangiavo un
ottimo cous-cous cucinato dalla zia indiana di mia moglie, quindi contenente
tutte quelle spezie che non siamo soliti usare…in un attimo sono ritornato in
un suk arabo….
Spezie in un suk a Dubai
I nostri ricordi sono ovviamente
legati anche allo stato d’animo che abbiamo in viaggio. Un altro noto aforisma sostiene che "viaggiamo non per sfuggire alla vita, ma affinchè sia la vita che non ci sfugga"...probabilmente esiste una relazione
positiva tra intensità dei ricordi e il livello di emotività (positiva o
negativa) che abbiamo durante un viaggio. Ad esempio, pur avendo vissuto cinque
mesi nel Regno Unito nel 2005, è pressochè incredibile come non mi affiori mai un ricordo di quel periodo, nonostante
la quantità e varietà di persone conosciute e di esperienze diverse compiute. Non vedo altra
spiegazione se non nella bassa emotività che caratterizzava quel periodo della
mia vita. Ma su “Viaggi e stati d’animo” dedicherò probabilmente un altro post.
Chiaramente i nostri cinque sensi
non sono compartimenti stagni ma funzionano in modo sistemico, per cui è
possibile rafforzare le nostre sensazioni quando li usiamo simultaneamente e a
pieno regime.
Quindi, quale che sia la tua prossima destinazione, non perdere occasione di annusare tutto quello che ti circonda (un campo di lavanda francese, un sottobosco
nordamericano, un mercato cinese o un suk arabo, il fritto di baccalà che proviene da una bettola di Porto, l'odore dell'oceano pacifico, l'umidità di un grotta carsica, il mix di profumi di rose del giardino di un castello, una distilleria irlandese, una stalla di mustang o un fienile toscano), di sfregarti le mani nelle piante, nel
cibo, perché sarà il modo più intenso e veloce per rivivere il viaggio…il più grande "déjà-senti"!
Non sta andando a fuoco il ristorante, è solo il fumo e l'odore di
pesce fritto del BBQ di un ristorantino sulla riva del Douro (Porto)
Vitigni "di lusso" delle campagne borgognesi
Il profumo dei fiori nel giardino del castello di Egeskov (Odense, Danimarca)
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Che ne pensi? Usi anche tu il naso quando viaggi?
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